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Indice
Il Mistero pasquale: uno squarcio illuminato dalla fiamma dell’amore -- Rilettura trinitaria del Mistero pasquale alla scuola di san Giovanni della Croce
1. La consegna della Trinità nella croce di Gesù Cristo
2. La Risurrezione: rivelazione del costante amore trinitario
3. L’amore non sta mai ozioso (F 1,8)
Conclusione
Tutte le pagine


1. La consegna della Trinità nella croce di Gesù Cristo


La rivelazione ci porta a considerare che tutta la storia del cosmo e dell’uomo è storia di un amore spinto al massimo, donato all’umanità e progressivamente assunto dal credente, perché generi una vita gioiosa.

L’opera della creazione, come quella della redenzione e glorificazione, rappresentano biblicamente la storia della consegna trinitaria fino a quell’estremo vertice rappresentato dall’incarnazione del Verbo, dalla sua vita pubblica, dal Mistero pasquale.

Gesù Cristo rappresenta il culmine di questo amore gioioso (Mt 5,3-12; Gv 15,11), imprevedibile ed inaudito della Trinità. In Cristo Gesù, infatti, Dio erra storicamente tra le “pecore perdute” (Lc 15,4-7) e realizza l’incontro con l’uomo perduto (Lc 15,11-32). Nella morte di Gesù di Nazaret Dio arriva a porsi contro se stesso, nell’atto estremo di dare la vita all’uomo e salvarlo. Questo, ricorda Benedetto XVI, è l’amore nella sua forma più radicale di consegna{footnote}BENEDETTO XVI, Lettera Enciclica Dio è amore (25 dicembre 2005), n. 12.{/footnote} infatti, in questo consiste l’amore: “Dio ci ha amati per primo” (1 Gv 4,10) e “ha dato il Figlio suo Unigenito affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Per questa ragione teologica, i misteri della nostra salvezza (incarnazione, passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo) rivelano il loro senso più profondo come “consegna” trinitaria.

Senza la croce resta indecifrabile la resurrezione del Crocefisso, si rivela una narrazione vuota, così come la croce senza resurrezione rimane un vicolo cieco. Solo se nella croce impariamo a vedere la consegna di tutto Dio e la continuità tra il Crocefisso e il Risorto, si apre uno squarcio di speranza, altrimenti la croce è inaccettabile. Questa prospettiva, quindi, mette in luce che la teologia della “consegna” non sopporta altra struttura che quella trinitaria, perché si accosta al Mistero pasquale cogliendo l’opera salvifica come auto-consegna del Padre nell’atto stesso di dare il Figlio, subendo tutte le ripercussioni di questa opzione, come consegna libera ed obbediente del Figlio ed infine come consegna estrema dello Spirito Santo.

Interpretando la croce e la risurrezione come avvenimento che accade tra Dio e Dio, tra Gesù e il suo Dio che chiama Padre, possiamo dire, con Moltmann, che la forma del Crocefisso è la Trinità{footnote}J. MOLTMANN, Il Dio crocifisso, BTC, Queriniana, Brescia 1973.{/footnote}.

 



Ultimo aggiornamento Sabato 17 Marzo 2012 15:12
 
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